Risparmia il 30% in bolletta con questa tecnica segreta per riattivare i radiatori che non scaldano

Quando un radiatore rimane freddo solo in alcune zone, il problema rivela blocchi localizzati nel circuito idraulico che possono compromettere l’efficienza termica dell’intero impianto di riscaldamento. Questi punti freddi non sono solo un fastidio temporaneo: rappresentano un segnale chiaro di aria intrappolata, depositi di calcare o distribuzione non uniforme del fluido termovettore che richiede intervento immediato.

La presenza di zone fredde sui radiatori indica spesso problemi strutturali nell’impianto termico domestico. Una colonna che non si scalda completamente, l’intera sezione inferiore che rimane tiepida nonostante la caldaia funzioni a pieno regime, oppure calore distribuito solo su un lato del radiatore sono sintomi che richiedono una diagnosi accurata. Fortunatamente, nella maggior parte dei casi domestici, questi malfunzionamenti si possono risolvere autonomamente senza smontare componenti o chiamare un tecnico specializzato.

Cause principali dei blocchi termici nei radiatori domestici

L’acqua che circola nei radiatori contiene sempre impurità, anche negli impianti di nuova generazione. Il fluido termovettore subisce processi di ossidazione, formazione di calcare e micro-rilascio di ferro dalle tubazioni interne. Nel tempo, questi residui si accumulano nei punti dove il flusso rallenta, principalmente alla base delle colonne verticali o nelle curve meno favorite dalla portata idraulica.

Secondo ricerche dell’Università di Padova pubblicate sul Journal of Building Engineering, l’accumulo di sedimenti può ridurre l’efficienza termica dei radiatori dal 15% al 30%. Parallelamente, microbolle di aria si formano durante le prime ore di funzionamento stagionale del riscaldamento. L’aria tende naturalmente a salire verso la parte alta dei termosifoni, interrompendo la circolazione nei canali verticali più stretti e creando zone fredde localizzate.

Diagnosi rapida attraverso la posizione dei punti freddi

La posizione precisa delle zone fredde rivela informazioni cruciali sul tipo di anomalia presente nell’impianto. Se la parte alta rimane fredda mentre quella bassa si scalda normalmente, il problema è probabilmente dovuto ad aria intrappolata che può essere risolta con lo sfiato tradizionale. Quando invece la parte bassa rimane fredda, soprattutto su una o due colonne specifiche, si tratta di residui solidificati o flusso insufficiente che richiedono interventi più mirati.

Una distribuzione asimmetrica del calore, con un lato caldo e l’altro freddo, indica problemi di bilanciamento idraulico delle valvole di mandata. Questi casi richiedono una regolazione più precisa della distribuzione del fluido termovettore attraverso tecniche di pressione differenziata.

Tecnica della pressione differenziata per sbloccare i radiatori

Gli impianti di riscaldamento domestici operano generalmente con pressioni comprese tra 1 e 1,5 bar, mentre nei condomìni possono raggiungere 2,5-3 bar se dotati di colonne montanti. Questa pressione garantisce la circolazione dell’acqua calda in tutti i radiatori, ma quando una sezione è ostruita, è possibile sfruttare variazioni temporanee per forzare il flusso proprio nel radiatore problematico.

Il metodo prevede di chiudere completamente tutti i radiatori della casa, ruotando le valvole di mandata verso destra o impostando le valvole termostatiche su zero. Successivamente, si lascia aperto completamente solo il radiatore problematico, che diventa l’unico punto di sfogo del circuito. Dal pannello della caldaia, si aumenta leggermente la pressione dell’impianto portandola a circa 1,5-1,7 bar senza mai superare i valori indicati dal produttore.

Mantenendo il riscaldamento in funzione per circa dieci minuti, l’acqua viene forzata con decisione dentro l’unico radiatore libero. Durante questa fase, borbottii, gorgoglii e lievi colpi indicano che l’aria intrappolata si sta spostando o che i depositi iniziano a mobilizzarsi. Al termine dei dieci minuti, si riaprono gradualmente tutti gli altri radiatori riportando la pressione ai valori normali.

Precauzioni necessarie per l’applicazione sicura del metodo

Prima di applicare la tecnica della pressione differenziata, è fondamentale verificare che la valvola di sfiato del radiatore sia libera e funzionante. Se risulta bloccata, non sarà possibile liberare l’aria intrappolata durante la pressione forzata. Inoltre, bisogna assicurarsi che la pressione massima della caldaia sia adeguata alla manovra consultando il libretto tecnico e non superando mai il valore limite.

Se durante l’aumento di pressione si notano perdite d’acqua dai raccordi, è necessario interrompere immediatamente la procedura e ripristinare i valori normali. Questa tecnica va evitata su impianti molto vecchi o termosifoni con segni di corrosione visibile, poiché la pressione aggiuntiva potrebbe creare perdite in zone strutturalmente deboli.

Vantaggi della pressione differenziata rispetto ai metodi tradizionali

Mentre lo sfiato classico permette di evacuare solo l’aria visibile, la pressione differenziata agisce più in profondità favorendo la circolazione forzata nei canali più ostruiti del corpo riscaldante. Questo metodo spinge via residui che non uscirebbero autonomamente e riduce il rischio di accumulo futuro di aria nella stessa zona, migliorando il bilanciamento generale dell’impianto.

La tecnica riequilibra le pressioni parziali nelle diramazioni senza richiedere attrezzi speciali, oltre alla chiave per radiatori e la conoscenza del pannello della caldaia. Può essere ripetuta periodicamente durante l’inverno ogni volta che si notano sezioni fredde o rumori anomali nei radiatori.

Impatto sull’efficienza energetica e risparmio economico

Un radiatore che funziona al 100% delle sue capacità restituisce calore in modo uniforme, riducendo i tempi di accensione necessari e diminuendo i consumi di gas. Secondo la normativa UNI 11300-2:2017 sulle prestazioni energetiche degli edifici, mantenere gli impianti in condizioni ottimali è fondamentale per ridurre i consumi energetici complessivi.

La ricerca dell’Università di Padova conferma che i depositi possono aumentare i consumi fino al 30% per ottenere lo stesso livello di comfort termico. La rimozione di questi impedimenti attraverso tecniche di manutenzione mirata permette quindi un risparmio energetico significativo e contribuisce alla sostenibilità economica dell’impianto di riscaldamento domestico.

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