In sintesi
- 🎬 Yara
- 📺 Canale 5, 21:20
- 🕵️♂️ Racconta la vera storia del caso Yara Gambirasio, concentrandosi sull’indagine guidata dalla PM Letizia Ruggeri e sulla ricerca della verità, evitando il sensazionalismo tipico del true crime.
Yara, Marco Tullio Giordana, Isabella Ragonese, true crime, Massimo Bossetti. Sono queste le entità forti al centro della proposta tv di stasera, lunedì 23 giugno 2025: su Canale 5, alle 21:20, va in onda “Yara”, il film drammatico che ha fatto discutere e commuovere l’Italia e non solo. A quattro anni dalla sua uscita, torna sul piccolo schermo una delle opere più potenti e rigorose del filone true crime italiano: quella che racconta, senza mai cedere allo scandalo, la tragica storia di Yara Gambirasio e della mastodontica indagine che portò all’identificazione del suo assassino.
Perché vedere stasera “Yara” su Canale 5: Marco Tullio Giordana e il true crime italiano
C’è un magnetismo unico nei film che intrecciano cronaca e cinema civile, soprattutto quando dietro la macchina da presa c’è un regista come Marco Tullio Giordana, già autore del cult “I cento passi” e straordinario affabulatore di storie italiane difficili. “Yara” non è solo la riproduzione fedele di un caso che ancora scuote le coscienze, ma un lavoro di decantazione, privo di morbosità ma carico di quell’angoscia serena che solo il rispetto per la verità e per la memoria delle vittime sa trasmettere.
La protagonista (meravigliosa Isabella Ragonese) porta in scena una PM Letizia Ruggeri determinata, umana e mai banale, attorno alla quale si muove una narrazione che rifiuta i facili colpi bassi e si affida al rigore dei fatti e alla tensione morale. Il vero colpo di genio, la scelta che fa la differenza rispetto a tante produzioni true crime, è proprio questa: raccontare l’indagine più che il delitto, mettere al centro il meticoloso lavoro della giustizia italiana e di una donna che non si arrende nemmeno quando tutto sembra perso.
Cosa rende “Yara” diverso da tutti gli altri true crime
Inevitabile, guardando “Yara”, fare un confronto con il mare di docuserie e thriller che negli ultimi anni hanno frantumato la distanza tra cronaca nera e spettacolo. Ma la differenza salta subito agli occhi: Giordana sceglie il pudore, la lentezza delle giornate in Procura e la fatica mentale di chi sta su un’indagine per anni, invece del classico whodunit da 90 minuti. Il film evita elegantemente la trappola dello sguardo morboso, preferendo lasciare Yara sullo sfondo, come presenza evocata più che figura attiva: un punto di arrivo, il senso ultimo di una battaglia civile, che dà umanità a una storia che nelle mani sbagliate avrebbe potuto essere solo l’ennesimo docu-shock.
- L’aspetto nerd: Il vero turning point nelle indagini — e nel film — è la decisione rivoluzionaria di sottoporre tutta la popolazione locale ai test genetici: un caso unico nella giustizia italiana, di cui la pellicola dà conto senza orpelli ma con un’attenzione quasi maniacale all’etica delle prove scientifiche.
- L’impatto culturale: “Yara” è sbarcato su Netflix e ha conquistato pubblico e critica anche oltre i confini italiani, entrando nella top 10 di diversi paesi europei e negli States. Segno che la storia di una comunità in cerca di giustizia, se raccontata senza filtri e con rispetto, può parlare a tutti, ben oltre cronaca e polemica.
Cast, recitazione e produzione: Isabella Ragonese protagonista e la storia di Massimo Bossetti
Isabella Ragonese è la colonna su cui poggia tutto il racconto: la sua PM Ruggeri è credibile, cangiante, autentica. Accanto a lei, Alessio Boni (già volto de “La meglio gioventù”) e Thomas Trabacchi aggiungono spessore a una ricostruzione corale dove poliziotti, esperti, famiglie e individui comuni diventano ingranaggi di un sistema che, per una volta, sembra lavorare a pieno regime. E la giovane Chiara Bono, che interpreta Yara, riesce nell’impresa difficilissima di essere evocativa e mai retorica: la sua assenza, più che la presenza scenica, domina lo schermo — scelta etica e narrativa degna di nota.
Curiosità da cinefili: la produzione Taodue aveva inizialmente pensato a una miniserie, poi si è scelta la strada del film unico, segnale di quanto sia stato necessario, in questi casi, il giusto distacco temporale per affrontare la memoria di eventi tanto drammatici. Il risultato? Un “procedural” italiano d’impatto internazionale, rigoroso quanto basta per non sconfinare nel melodramma.
I motivi per (ri)vederlo stasera
Stasera la tv è occasione per uno sguardo profondo, attento, forse non leggerissimo ma onesto: “Yara” offre un racconto di cinema che fa bene a tutti, a chi vuole capire, a chi ricorda e a chi non dimentica. Tra le storie di cronaca in film, questa è forse la più rispettosa e potente che l’Italia abbia mai portato sullo schermo. Da non perdere.
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